Napoli

Napoli
« Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! » (Johann Wolfgang von Goethe, Italienische Reise)

RIFLESSIONI (Consigliati: Ti odio; perchè. La Famiglia. Il sole dopo la tempesta!)

Luciano De Crescenzo: «Ecco perché non conviene innamorarsi»

Continuo a dire, a costo di ripetermi, che innamorarsi non conviene. In ogni relazione amorosa, infatti, c'è sempre uno che soffre e l'altro che si annoia, e questo perché l'amore inizia contemporaneamente per poi finire in tempi diversi. Meglio allora l'amicizia: quella vera, dura più a lungo e cresce con il passare degli anni. D'altra parte, ciò di cui abbiamo veramente bisogno non è la passione ma la possibilità di comunicare con un altro essere umano. Di uno, insomma, che ci capisca e con il quale si possa entrare in sintonia. Penso anche che una volta era facile dire: «Ti amerò per tutta la vita», perché la vita durava di meno. Oggi, invece, chi se la prende una responsabilità simile? Direte voi: «Cominciamo bene!». Vabbè, è vero, ci sono coppie che restano insieme anche fino alla morte. Sono poche, ma esistono. Secondo le statistiche, a ognuno di noi, in media, toccano tre grandi amori: uno verso i sedici, uno nella maturità e uno, purtroppo, quando si è anziani. L'amore è un'energia che alimenta il nostro corpo e la nostra anima, e ci consente nel confronto con l'altro di crescere, affinando la nostra individualità. «Cogito ergo sum» sosteneva Cartesio. Ovvero, penso dunque sono. «Amo ergo sum» dico io. Amo, ed è grazie a questo amore che «sono», che esisto.

Non voglio con ciò affermare che se non amo non esisto, sia chiaro, ma la vita, se la affrontiamo da innamorati, è di sicuro più allegra. E non mi riferisco soltanto all'innamoramento che si può provare verso un eventuale partner. Si amano i propri genitori, i propri figli, gli amici. Ma si può amare anche il proprio lavoro, i libri, l'arte, la musica, viaggiare e altro ancora. Forse è un tipo di amore diverso, ma può essere allo stesso modo appagante. Per quel che mi riguarda, a parte la famiglia, a un certo punto della vita ho scelto di indirizzare le mie «energie amorose» verso l'amicizia. E questo è accaduto non per mancanza di interesse verso il genere femminile, ma più semplicemente perché mi sono accorto che l'amicizia è un sentimento più vicino alla mia natura di uomo libero. In fondo, se ci pensate bene, la compagnia di un amico la scegli, quella della persona amata è quasi «imposta» dal sentimento che si prova, e nel peggiore dei casi, con il tempo, può persino renderci schiavi e condannarci a insopportabili sofferenze. Ma che cosa vuol dire veramente «amare»?

È dedizione, crescita, esplorazione, conoscenza, passione, condivisione? Immaginate, ad esempio, che il vostro datore di lavoro decida di darvi una promozione; sicuramente, dopo l'iniziale felicità per il traguardo raggiunto, sentirete l'impulso di chiamare la persona che amate per comunicarle la bella notizia. Lo stesso capiterà se, invece, dovrete fronteggiare una difficoltà imprevista. Certo, poi ci saranno giorni in cui sarete insofferenti alla presenza di quella stessa persona, e non dipenderà necessariamente da un'improvvisa carenza di amore; forse in quel momento la vostra individualità, il vostro spirito libero avranno avuto la meglio. In alcuni momenti dell'esistenza, infatti, la linea di confine tra libertà e solitudine diventa sempre più sottile. Io stesso, per buona parte della vita, essendo molto geloso dei miei spazi, mi sono definito uomo di libertà, tanto da dire: «Amo il tuo posto vuoto accanto al mio».

Negli ultimi anni, però, ho cambiato un pochino la mia idea, e mi sono reso conto che è piacevole condividere il proprio tempo con gli altri. Vuoi vedere che con l'età mi sto trasformando in un uomo d'amore? Del resto, dicono che l'amore mantenga giovani e, detto tra noi, arrivato a questo punto della vita penso che mi convenga cedere al suo richiamo. Per questo ho deciso di scrivere un libro sull'argomento. Che sia la procreazione del Bello, come spiega Socrate a Fedro nel Simposio, o la Città di Dio immaginata da sant'Agostino, o una delle forze che secondo Esiodo, danno origine all'universo, o ancora la potenza che porta Achille «impavido» alla morte, qualsiasi sia l'oggetto del nostro desiderio, i filosofi che hanno affrontato l'argomento giungono alla conclusione che l'amore è la strada da percorrere. Anche se non per tutti è così. Per alcuni, come ad esempio Lucrezio, amare è una vera maledizione e, forse, l'unico modo per essere felici è proprio evitare di innamorarsi.
Vedete, i rapporti d'amore sono una cosa a dir poco complicata. Amare qualcuno è una vera propria arte, e in alcuni casi richiede un impegno degno di uno stratega. Se pensate che io stia esagerando, leggete L'arte di amare di Ovidio. Per questo, ispirato proprio dal poeta, cronista degli intrighi amorosi della prima Roma imperiale, tra un capitolo e l'altro ho riportato brevemente i suoi consigli pratici su come tener viva la relazione amorosa. Nelle sue pagine, infatti, in un certo senso, si perde quel carattere civico, educativo e spirituale attribuito dagli antichi Greci all'amore, per dare spazio all'aspetto sensuale. Secondo Ovidio, per quanto sia bello condividere la propria esistenza con un'altra persona, da questa unione possono derivare degli effetti collaterali. Può capitare di essere sopraffatti dal desiderio di libertà, dal voler proteggere la propria sfera intima. Insomma, ci sono momenti della vita in cui la nostra individualità e le nostre esigenze personali hanno il sopravvento sulle necessità di chi amiamo. Ciò accade perché in ognuno di noi convivono sia sentimenti d'amore sia di libertà: quando ci si ritrova soli, si sente il desiderio dell'altro, ma quando la presenza del partner inizia a essere un po' ingombrante, allora scatta in noi il desiderio di ritrovare i nostri spazi. Insomma, in poche parole, di essere lasciati in pace.

I “social media” Piangono

Rieccoci qui a descrivere l'attuale situazione dei cd. “social media” che a distanza di anni, ne ho scritto già nel 2012, stanno palesando ancor più tutte le loro mancanze e gli infimi mezzi di controllo delle informazioni a loro spesso inconsapevolmente affidate. Oltre a utilizzare tutte le informazioni scritte sulle diverse piattaforme a scopi pubblicitari, tra le quali (facebook, twitter, istagram, whatsapp), hanno anche altri scopi più o meno chiari, ma che certamente suscitano non pochi dubbi in merito. Il dubbio di per sé non presuppone che vi sia qualcosa di illegale, ma sicuramente considerando l'enorme influenza che i social media hanno in diversi campi, come nell'economia, nella politica, nello spettacolo, sarebbe stato opportuno un'attenzione nettamente maggiore verso materiale violento, fake news, insomma al corretto utilizzo di un “ambiente sociale virtuale”.

Tra i casi lampanti ed attuali di quanto appena scritto, ricordiamo la questione del passaggio della carica di presidente da Trump a Biden, facebook condannata a più di 3,5 milioni e mezzo di euro per aver copiato un'app di geolocalizzazione; sempre facebook da anni proprietaria anche di whatsapp per evitare ulteriori sanzioni in questi giorni avvisa che da febbraio tutti i dati che viaggeranno su whatsapp saranno utilizzati dai vari partner commerciali, utilizzo che fuori dall'UE sarà ancora più invasivo; tra le alternative valide e meno invasive di whatsapp sembra che ci sia Telegram; Twitter che perde in Borsa (in Borsa? altro campanello d'allarme). Che sia ben chiaro, i dati in loro possesso sono acquisiti in modo legale, in quanto non dimentichiamo che sono tutte piattaforme di società private, è il loro utilizzo che cammina sul filo tra legalità ed illegalità, soprattutto perchè è un settore ancora poco disciplinato dal Diritto.

Per fortuna negli ultimi anni si sono messe in luce tutte le debolezze e l'inconsistenza di tali piattaforme in ambito sociale, favorire la socialità dovrebbe essere l'unico e vero scopo, ed invece vediamo come la prospettata socialità resta solo ai margini del tutto. Sempre più sono i pentiti, ex utilizzatori delle virtuali piattaforme, tra questi anche illustri e famosi personaggi, in ultimo il principe Harry e consorte; nel 2017, addirittura, Chamath Palihapitiya, ex dirigente di facebook, ha dichiarato: “I circuiti viziosi a breve termine alimentati dalla dopamina, che abbiamo contribuito a creare, stanno distruggendo il modo in cui la società funziona” ed ancora “Non c'è alcuna dialettica civile, nessuna cooperazione, solo disinformazione, menzogne”.

Il concetto è chiaro no? Immaginiamo di fare una passeggiata in una meravigliosa e rilassante piazza di una incantata città italiana, europea, asiatica, africana, americana e che, mentre osserviamo le tante ed ineguagliabili bellezze, ci appaiano davanti agli occhi tanti cartelli pubblicitari; terribile vero?!! Pertanto, occorre essere attenti a non regalare nostre informazioni a chi le utilizza per nebulosi fini, altresì, occorre essere molto forti nel non credere che la socialità si trovi nei “social media”, dimostratesi più volte non social, ma solo mezzo di guadagno di alcuni e di impoverimento della socialità per altri.

  

Ti òdio; perché

òdio s. m. [dal lat. odium, der. di odisse «odiare»]. – 1. Sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui; (Definiz. Treccani) 

Un sentimento così forte generato da un'emozione altrettanto forte ed incisiva che riesce ad escludere ogni altra. Una fattispecie tipica in cui l'odio istintivamente ed inevitabilmente nasce in noi può essere quella di una rapina; l'eventuale perdono si ha solo in una fase successiva. In quell'istante disprezziamo ogni sua cellula, ogni manifestazione dello scellerato autore dell'illegale gesto. Il cervello non riesce a pensare ad altro, in quel momento vorrebbe distruggere immediatamente l'avversario, vorrebbe ritornare al passato per poter prevenire ed impedire l'accaduto. Queste semplici considerazioni evidenziano come l'odio sia l'antitesi dell'amore.

Due sentimenti di uno stesso soggetto, di una stessa mente, di uno stesso cuore che si manifestano in situazioni diverse. Siamo certi che esiste sempre questa dualità così semplice e lineare? E se amore e odio fossero la stessa cosa? In alcuni casi non potrebbe essere un solo sentimento che si trasforma su se stesso? Non le due facce della stessa medaglia, non uno la negazione dell'altro, ma proprio lo stesso sentimento che muta solo nel suo estrinsecarsi, nel suo manifestarsi? Un sentimento che potrebbe definirsi “amorodio”.

Certo è arduo da poter affermare con certezza l'identità dei due sentimenti, ma l'essere umano è una meraviglia tra le meraviglie della Natura; il cervello umano, è capace di voli pindarici e di acrobazie sempre nuove e sconosciute a qualsivoglia logica. Distinguiamo i due sentimenti in quanto differenti sono le cause che li producono; cause esterne al soggetto, ma se il motivo scatenante lo consideriamo insito in noi? Se la causa di un sentimento fosse la mancata esternazione dell'altro?

In questo caso, allora, è in realtà lo stesso sentimento che è prodotto dalle stesse emozioni, ma che si manifesta in modo diverso, a seconda, non dell'input ricevuto (sarebbe facile), ma dell'output che inconsciamente manifestiamo. Casi tipici, quello di due soggetti ex innamorati, quello di innamorati mai dichiaratesi, in cui uno dice all'altro: ti odio. Ovviamente ciò non significa che odiare è amare o che se si odia si ama, così si scade in considerazioni semplicistiche e insensate e soprattutto pericolose.

Invece, è opportuno considerare che, in determinati casi, quando si odia, si odia per davvero e tanto, si odia nella stessa misura in cui si è amato. In questo caso, è proprio il sentimento, che prima è stato di amore e che poi si “trasforma” in odio; non coesistono, non si escludono, ma uno è presupposto dell'altro.

E' l'amore che inizia a soffrire, ad autodistruggersi, ad odiare; l'amore non odia nessuno, odia la mancanza di poter esprimersi, odia il fatto che non può più amare, l'amore desidera amare e non poterlo fare inizia a far odiare l'impossibilità di realizzare il suo desiderio. L'amore vuole manifestarsi con il suo affetto, le sue cure, le sue attenzioni, i suoi sorrisi, le sue carezze, i suoi baci, i suoi sguardi, soffre al punto che inizia ad odiare. Inizia una lotta interna all'ultima goccia di sentimento. Da un lato il desiderio di voler continuare a manifestarsi, dall'altro la consapevolezza di non poter più desiderare. Chi ha amato può sentire tale guerra interna. Come una guerra civile, dove una stessa popolazione lotta, quindi ancora più straziante ed inutile, e che si placa solo quando, allo stremo delle forze tutte, il buon senso e la logica riescono a prendere le redini.

Così l'animo umano turbato da cotanta violenza ad un certo punto si lascia condurre dalla “razionalità dell'amore” più che dalla razionalità della logica. L'amore, quello più alto, l'amore sublime capisce che l'odio l'annulla e che gli toglie qualsiasi possibilità di poter nuovamente estrinsecarsi. Così, l'odio viene accolto ed accarezzato dall'amore; sì, dall'amore che ricorda il passato e speranzoso si addormenta su di esso.

 
 
ODISSEA DIREZIONE FIUMICINO – ROMA

Che bello vado in Italia, atterrerò all'Aeroporto di Roma-Fiumicino, Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci, lo immagino meraviglioso avendo letto che ha un traffico di oltre 40,4 milioni di passeggeri nell'anno 2015 e che è il più grande aeroporto italiano per numero di passeggeri con voli nazionali, internazionali ed intercontinentali e che addirittura l'aeroporto di Roma-Fiumicino è l'unico scalo in Europa in cui operano tutti e cinque i maggiori vettori cinesi non a caso è anche il primo aeroporto ad essere stato insignito dal ministero cinese del turismo del certificato Welcome Chinese quale scalo dotato di servizi dedicati ai viaggiatori cinesi.
Eccomi atterrato, attendo che il nastro trasportatore mi porti la valigia ed eccomi pronto per andare nella città “eterna” di Roma. Esco dall'area riservata ai passeggeri e vedo che c'è la moltitudine di viaggiatori che non hanno idea di come raggiungere il centro della città, o meglio quale mezzo di trasporto privilegiare tra taxi, auto private ncc, treno, autobus, salvo i pochi, che hanno la disponibilità economica di scegliere un' auto privata ncc o taxi o salvo chi pensando incosciamente di essere nel proprio paese va diretto su un taxi, dove un taxi è assolutamente economico.
Io ed altri iniziamo a cercare il punto informazioni, eccolo, ci mettiamo in fila ed in attesa del nostro turno cerchiamo di farci un primo quadro della situazione. Si capisce che si può scegliere tra treno o autobus, entrambi economici e che la scelta era più che altro condizionata da due fattori, il tempo e soprattutto dalla destinazione precisa in cui arrivare.
Noto subito che alcuni risolvono velocemente i propri dubbi, altri no. Allora inizio a chiedermi che strano, eppure non è difficile dare una risposta a tali interrogativi.
Esco dalla fila, chiedo gentilmente di mantenermi il turno, mi avvicino al punto informazioni per cercare di carpire meglio. Che esagerato che sono vero? Ebbeno no, bene ho fatto!!
Non sempre vi era un criterio per indirizzare nel miglior dei modi il viaggiatore di turno, per stesse destinazioni venivano proposte soluzioni diverse. Perchè mai? Non mi interessa. Inizio a ragionare da solo, come me altri che si sono resi conto che chi fa per se fa per tre. Ci allontaniamo definitivamente dalla fila e insieme a noi altri gruppetti che stanchi e confusi si dirigono verso i vari mezzi di trasporto.
Intanto sono trascorsi ben 30 minuti, e capiamo che bisogna arrivare al centro di Roma e poi vedere.
Detto, fatto! Ci dirigiamo verso i tanti botteghini delle rispettive compagnie di autobus e vediamo che quella a noi utile era la più affollata, dopo 15/20 minuti saliamo sull'autobus, pulito e con servizio Wi-fi, arriviamo in 30 minuti alla stazione Termini con una spesa esigua. Qui capiamo che c'è la possibilità di arrivare alle rispettive destinazioni davvero in modo semplice e comodo come metro, bus ed in alcuni casi anche a piedi.
Finalmente a Roma. In albergo per caso incontro altri viaggiatori che avevano utilizzato altre vie per giungere in albergo e ci siamo brevemente scambiati commenti su quanto avvenuto. È emerso che ognuno di loro, ha avuto qualcosa da evidenziare. Chi lamentava il costo della corsa in taxi, chi il caos nel treno.
Insomma un'odissea per i viaggiatori che sono abituati ad essere “viziati” come avviene in altre località pìù o meno turistiche e come è giusto che sia. Mi/vi domando se per caso attendiamo ospiti a casa li accogliamo nei migliori dei modi o meno?
Roma, capitale d'Italia, e le altre città? Certo le altre essendo città più piccole non presenteranno l'odissea suddetta, ma di certo non avranno quanto dovuto.
Cosa è dovuto? È dovuto un servizio di trasporto pubblico efficiente, cioè usufruibile, economico, efficace. Utopia? No! Non mi riferisco certo a Metropoli come Madrid o Parigi, ma "semplicemente" a Valencia, terza città della Spagna, con un piccolo aeroporto, una sola pista, che mette a disposizione dei viaggiatori la sua Metro.
Come altrove dove è previsto lo stesso stistema, la metro arriva direttamente in aeroporto, corse frequenti ed una pulizia da albergo a 5 stelle. Visca Valencia!
Un paese che non investe sui viaggiatori è un paese che non sa viaggiare, ma è noto che l' essenza dell'uomo è camminare, andare, per restare in tema, VIAGGIARE !!


Idea simile ?!! 

Papa Francesco e Internet


Che bella è la notte

“….. perchè la notte è buia si, però di notte il ladro è ladro, la mignotta è mignotta, il pappone è pappone, la guardia è guardia, non si scappa sono quelle, e invece il giorno poi, di giorno succedono, ci sono i tradimenti intanto, le corna, poi tangentopoli nasce di giorno, non è che nasce di notte insomma.
La notte è dei pensatori, dei romanzieri, dei poeti, oltre che degli amanti degli amatori, per cui la notte è per certi aspetti è più pulita addirittura del giorno anche se tendono, parlano della notte come fatto peccaminoso ….., ….. chi non vive di notte non può parlare della notte ….. ”  Franco Califano


Nelson Mandela
- Il perdono libera l'anima, rimuove la paura. E' per questo che il perdono è un'arma potente.
- Le difficoltà piegano alcuni uomini ma ne rafforzano altri. Non esiste ascia sufficientemente affilata da poter tagliare l'anima di un peccatore che continua a provare, armato solo di speranza, con la convinzione che alla fine riuscira' a rialzarsi.
- Sembra sempre impossibile finche' non viene realizzato.
- Se potessi ricominciare da capo, farei esattamente lo stesso. E cosi' farebbe ogni uomo che ha l'ambizione di definirsi tale.
- Mi piacciano gli amici dalle menti indipendenti che ti consentono di vedere i problemi da angolazioni diverse.
- I veri leader devono essere in grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente.
- Una preoccupazione di base per il gli altri nella nostra vita individuale e di comunita' puo' fare la differenza nel rendere il mondo quel posto migliore che cosi' appassionatamente sogniamo.
- Tutti possono migliorare a dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano con passione a cio' che fanno.
- L'educazione e' l'arma piu' potente che si puo' usare per cambiare il mondo.
- Ho imparato che il coraggio non e' la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L'uomo coraggioso non e' colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla.
- Essere liberi non significa semplicemente rompere le catene ma vivere in modo tale da rispettare e accentuare la liberta' altrui.
- Provare risentimento e' come bere veleno sperando che cio' uccida il nemico.
- Bisogna guidare da dietro lasciando credere agli altri di essere davanti.
- Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi.
- Odio intensamente le discriminazioni razziali, in ogno loro manifestazione. Le ho combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo faro' fino alla fine dei miei giorni.
- Una buona testa ed un buon cuore sono sempre una formidabile combinazione.


Facebook – Faccialibro

“Social network” molto più conosciuto che diffuso nel mondo (1/7)!!
Già dall'affermazione si intuisce che reputo, sin dall'inizio della sua promozione (che lungimiranza!), che facebook (in seguito faccialibro) sia stato e continua ad essere uno strumento sopravvalutato ed, in alcuni casi, dannoso per la salute e per la società.
E’ opportuno dare qualche dato statistico e scientifico per anticipare che quanto da me scritto è supportato da dati certi e autorevoli quindi vi linko solo alcune delle tante pagine web in merito:
Letto?! Bene! Posso continuare dicendo che questo social media è stato creato per dare la possibilità di ritrovare persone di cui non si avevano più notizie.
Bello il proposito originario! Dare la possibilità di ripercorrere insieme a persone care emozioni uniche della giovinezza, è lodevole. Attribuisco molta importanza ai ricordi, come motore della mente; il ricordo non inteso come ritorno al passato, ma come slancio per il futuro.
Quindi faccialibro con questo primo proposito ha iniziato a diffondersi. Si è iniziato a parlarne come fenomeno mondiale fondato su una delle emozioni più intense, nascoste e “s”conosciute dell'essere umano. Non so se la cosa sia voluta o meno ma, di fatto, è accaduto che in questo modo ha fatto presa su molte persone.
La crescita di notorietà è stata molto più semplice con l’aggiunta di nuove funzioni e nuove impostazioni.
Il proposito originario è stato, però, del tutto stravolto. Ora, infatti, lo si usa quasi esclusivamente per rendere pubblica la propria vita, certo solo ciò che si vuole, ma spesso si oltrepassa il limite così si spiega la frenesia e l'ansia di accedere al proprio account facebook per leggere le “ultimissime novità sulla “vita” degli amici”.
E’ assurdo? Sto forse generalizzando?
Non credo! Oltre che come strumento pubblicitario, non vedo per quale altro oscuro motivo le persone dovrebbero utilizzarlo dal momento che i casi particolari li lascio descrivere dai mass-media e dalle ricerche più o meno valide, ma ciò che valuto è quello che vedo e sento per strada, nella realtà. Si utilizza faccialibro in modo errato! Se fosse utilizzato come un mezzo di comunicazione di informazioni UTILI…
Il problema è che non si crea solo una vita parallela come molti critici oppositori dicono, ma si arriva addirittura ad introdurre la vita virtuale in quella reale con la perdita della propria identità.
Una società senza coscienza? E’ alquanto improbabile, forse è l'obiettivo della grande economia che conosce “solo” la matematica dei grandi numeri. I geniali, invidiabili ideatori di faccialibro sono ora milionari grazie alla loro creatura, ma questi milioni da dove arrivano e come sono prodotti? Qual è la prestazione offerta per avere una retribuzione così cospicua? Forse i milioni di dati offerti di propria volontà a faccialibro fanno gola a qualcuno che ringrazia lautamente la bontà altrui.
I rapporti sociali indubbiamente ne risentono. Sono tantissime le persone che utilizzano questo software, ma per fortuna sono davvero molte di più quelle che per scelta non lo utilizzano.
Il mio invito, rivolto a tutti nella speranza di un'intensa riflessione, è che leggendo le mie parole si consolidi la coscienza di quanti sono capaci di intendere e volere l'essenza di se stessi.
Non agire secondo la verità proposta dal marketing, ma valutare con la propria coscienza, e non quella altrui, ciò che davvero è importante per la società, per noi stessi, insomma per l'essere umano.
Per chi non lo conoscesse già, consiglio di vedere il film: Il pianeta verde - (El pianeta libre)
Può sembrare una barzelletta, anzi sicuramente lo sembra; passeggiando per le vie di un paese di villeggiatura, in pieno Agosto, incrociando ragazzini, adolescenti, sento dire, nella quasi totalità dei casi: “ti ha taggato?”, “quanti mi piace hai?”, “hai messo le foto sul profilo?”, “per caso sei entrata tu nel mio profilo? Tu e Marco, siete gli unici che avete la mia password” e tanto altro ancora.
Insomma discorsi davvero inutili per una corretta vita sociale, che ruota attorno al funzionamento e l'aggiornamento di questo software davvero epidemico.
Senza voler essere paternalistico, credo che sarebbe stato Naturale (nel senso stretto della parola) sentir parlare di calcio, di ragazzine, di cosa fare la sera, quali escursioni organizzare, etc. etc.
Chi ha il coraggio di contraddirmi lo faccia pure, anche scrivendo sul presente blog.
19/01/2015 come volevasi dimostrare, meglio tardi che mai:
http://www.ilmattino.it/tecnologia/internet/facebook_social_network_persone_cancellano_felici-1492924.html

La Famiglia
 
La famiglia è un bene dell’umanità ed ha un valore inestimabile; è molto più di un legame di sangue, della convivenza e non ha misure economiche. Questo nucleo essenziale della società, tutelato direttamente dalla Costituzione, crea, aiuta, collabora, consiglia e va pertanto protetto dagli attacchi che tendono a sfaldarlo.
Ma il significato della famiglia va ben oltre l’aspetto pragmatico, diventa oggetto di studio e teorema religioso; la Sacra Famiglia, infatti, è uno dei temi più affrontati nei testi sacri e che maggiormente ricorre nelle apologie ecclesiastiche.
La famiglia è anche portatrice di valori, quali la fraternità, la complicità e la solidarietà, carburante per condurre una vita serena che, in questo periodo, più che in altri, pare sia meta irraggiungibile.
Si tende a credere che per superare le difficoltà sia necessario avere un comportamento egoistico, che per non essere sopraffatti dal nemico virtuale bisogna aggredire e difendersi anche dalla famiglia stessa. Questa idea, in qualche modo introdotta dal mondo economico, attacca la famiglia alle sue fondamenta; l’economia, del resto, non ha sentimenti e gli effetti negativi sono ben visibili. Certo, può sembrare alquanto forzata la proporzionalità inversa dei due fattori, famiglia ed economia, ma con qualche secondo di analisi in più ci si rende conto che sono strettamente correlati.
Gli studiosi non negano la possibilità che una famiglia sia economicamente ricca, ma gli antropologi altresì affermano che la ricchezza favorisce l’indebolimento dei valori che, come detto, sono il collante e il prodotto di una famiglia.
Questo senso di appartenenza a qualcuno non si perde neppure quando si è costretti ad allontanarsi dai propri cari: per studio, lavoro, necessità. Necessità che giustifica la tendenza degli ultimi anni all’emigrazione verso terre anche lontanissime con il consenso ed il supporto dei familiari. E chi è lontano dalla propria famiglia, più di ogni altri, la sente vicino, ne riconosce la forza e l’importanza, raccoglie giorno dopo giorno le sensazioni e le emozioni che la distanza dalla famiglia producono per superare gli ostacoli che la vita pone.


Il sole dopo la tempesta!

Da un bel po’ sui giornali e alla televisione si parla di crisi internazionale causata dai mercati statunitensi, dalla bancarotta della Grecia, dalla crisi europea, dai paesi emarginati. Sorge la strana sensazione che sembra che si tenti di trovare un capro espiatorio.
La crisi economica c'è, è un dato di fatto ma la vera causa l'hanno trovata? No, perché la cercano dove non possono trovarla. Sembra opportuno cercarla nei meccanismi della stessa economia. Non è possibile altrimenti.
Ma perché mai delle difficoltà originate in una determinata area geografica del pianeta provocano effetti devastanti in terre lontane? La risposta non è così semplice anzi è difficilissima ma da tale risposta dipende la soluzione del problema.
Del resto stiamo parlando di economia mondiale, di quell’economia che è nelle mani di pochi, di invisibili burattinai di soldi che lasciano muovere i fili da “fidatissimi” operatori che tanto poi, presto o tardi, tutto torna in tasca. Ma per i pochi che se ne fossero dimenticati il mondo è popolato da persone, esseri umani differenti tra loro ma che cercano tutti la pace sociale, comune denominatore che pare non abbracci il sistema economico così come si è sviluppato negli ultimi anni fino a scoppiare nella crisi internazionale di cui tanto si parla.
“Si salvi chi può”, sembra essere lo slogan che i governi nazionali urlano per salvare il salvabile ma la tempesta è arrivata e non c'è il tempo per scappare in acque calme, bisogna affrontarla con tutte le forze a disposizione. “E come affrontarla se non unendosi?” Potrebbe sostenere qualche buon'anima. Ma non può essere così.
Sarebbe troppo difficile e contraddittorio considerando che ogni governo nazionale ha cercato di colpevolizzare l'altro e, ritrovando un ormai dimenticato spirito nazionalistico, ha sentito il dovere di dichiarare il proprio operato esente da qualsiasi errore per proporre la propria candidatura a capitano della nave capace di riportare in porto l’imbarcazione integra.
Ma è possibile cambiare, rompere con il passato più recente e tagliare i fili dei burattinai per poter essere liberi di produrre in piena autonomia senza sottostare alle leggi di mercato. Forse è possibile dipendere solo dal proprio spirito di iniziativa e dalle proprie capacità e, fortunatamente, sono tante le persone capaci di ciò.
Così facendo, non lasciandosi coinvolgere attivamente né passivamente dal gioco viziato di pochi, si riusciranno ad individuare molteplici soluzioni, magari qualche meccanismo in più capace di poterci salvare da una tempesta che, per quanto forte possa essere, non potrà capovolgere tutte le navi se tutte dirette verso un'unica destinazione: l'equilibrio sociale.
Utopia? Illusione? No! Realtà storica. Basti ricordare le crisi economiche di qualche tempo fa che avevano certo dimensioni ridotte. Oggi le tempeste sono più grandi così come il numero dei naviganti ma sappiano che arriva sempre il sole dopo la tempesta.

4 commenti:

  1. Riflessioni molto profonde che mi lasciano senza parole...
    Sono contenta di aver letto perché è un bene che ognuno di noi si fermi un attimo per analizzare questa società e come la viviamo...ciò ci aiuterà forse a vivere meglio.

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  2. In merito all'articolo su 'ti odio; perché', sono rimasta senza parole e perciò non mi stancherò mai di rileggere.

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    1. Grazie Sangeeta per commentare positivamente le mie riflessioni.
      Spero che continuerai a visionare il mio blog con interesse.

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  3. Mi piace molto complimenti continua così

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