Luciano
De Crescenzo: «Ecco perché non conviene innamorarsi»
Continuo a dire, a costo
di ripetermi, che innamorarsi non conviene. In ogni relazione
amorosa, infatti, c'è sempre uno che soffre e l'altro che si annoia,
e questo perché l'amore inizia contemporaneamente per poi finire in
tempi diversi. Meglio allora l'amicizia: quella vera, dura più a
lungo e cresce con il passare degli anni. D'altra parte, ciò di cui
abbiamo veramente bisogno non è la passione ma la possibilità di
comunicare con un altro essere umano. Di uno, insomma, che ci capisca
e con il quale si possa entrare in sintonia. Penso anche che una
volta era facile dire: «Ti amerò per tutta la vita», perché la
vita durava di meno. Oggi, invece, chi se la prende una
responsabilità simile? Direte voi: «Cominciamo bene!». Vabbè, è
vero, ci sono coppie che restano insieme anche fino alla morte. Sono
poche, ma esistono. Secondo le statistiche, a ognuno di noi, in
media, toccano tre grandi amori: uno verso i sedici, uno nella
maturità e uno, purtroppo, quando si è anziani. L'amore è
un'energia che alimenta il nostro corpo e la nostra anima, e ci
consente nel confronto con l'altro di crescere, affinando la nostra
individualità. «Cogito ergo sum» sosteneva Cartesio. Ovvero, penso
dunque sono. «Amo ergo sum» dico io. Amo, ed è grazie a questo
amore che «sono», che esisto.
Non voglio con ciò
affermare che se non amo non esisto, sia chiaro, ma la vita, se la
affrontiamo da innamorati, è di sicuro più allegra. E non mi
riferisco soltanto all'innamoramento che si può provare verso un
eventuale partner. Si amano i propri genitori, i propri figli, gli
amici. Ma si può amare anche il proprio lavoro, i libri, l'arte, la
musica, viaggiare e altro ancora. Forse è un tipo di amore diverso,
ma può essere allo stesso modo appagante. Per quel che mi riguarda,
a parte la famiglia, a un certo punto della vita ho scelto di
indirizzare le mie «energie amorose» verso l'amicizia. E questo è
accaduto non per mancanza di interesse verso il genere femminile, ma
più semplicemente perché mi sono accorto che l'amicizia è un
sentimento più vicino alla mia natura di uomo libero. In fondo, se
ci pensate bene, la compagnia di un amico la scegli, quella della
persona amata è quasi «imposta» dal sentimento che si prova, e nel
peggiore dei casi, con il tempo, può persino renderci schiavi e
condannarci a insopportabili sofferenze. Ma che cosa vuol dire
veramente «amare»?
È dedizione, crescita, esplorazione,
conoscenza, passione, condivisione? Immaginate, ad esempio, che il
vostro datore di lavoro decida di darvi una promozione; sicuramente,
dopo l'iniziale felicità per il traguardo raggiunto, sentirete
l'impulso di chiamare la persona che amate per comunicarle la bella
notizia. Lo stesso capiterà se, invece, dovrete fronteggiare una
difficoltà imprevista. Certo, poi ci saranno giorni in cui sarete
insofferenti alla presenza di quella stessa persona, e non dipenderà
necessariamente da un'improvvisa carenza di amore; forse in quel
momento la vostra individualità, il vostro spirito libero avranno
avuto la meglio. In alcuni momenti dell'esistenza, infatti, la linea
di confine tra libertà e solitudine diventa sempre più sottile. Io
stesso, per buona parte della vita, essendo molto geloso dei miei
spazi, mi sono definito uomo di libertà, tanto da dire: «Amo il tuo
posto vuoto accanto al mio».
Negli ultimi anni,
però, ho cambiato un pochino la mia idea, e mi sono reso conto che è
piacevole condividere il proprio tempo con gli altri. Vuoi vedere che
con l'età mi sto trasformando in un uomo d'amore? Del resto, dicono
che l'amore mantenga giovani e, detto tra noi, arrivato a questo
punto della vita penso che mi convenga cedere al suo richiamo. Per
questo ho deciso di scrivere un libro sull'argomento. Che sia la
procreazione del Bello, come spiega Socrate a Fedro nel Simposio, o
la Città di Dio immaginata da sant'Agostino, o una delle forze che
secondo Esiodo, danno origine all'universo, o ancora la potenza che
porta Achille «impavido» alla morte, qualsiasi sia l'oggetto del
nostro desiderio, i filosofi che hanno affrontato l'argomento
giungono alla conclusione che l'amore è la strada da percorrere.
Anche se non per tutti è così. Per alcuni, come ad esempio
Lucrezio, amare è una vera maledizione e, forse, l'unico modo per
essere felici è proprio evitare di innamorarsi.
Vedete, i
rapporti d'amore sono una cosa a dir poco complicata. Amare qualcuno
è una vera propria arte, e in alcuni casi richiede un impegno degno
di uno stratega. Se pensate che io stia esagerando, leggete L'arte di
amare di Ovidio. Per questo, ispirato proprio dal poeta, cronista
degli intrighi amorosi della prima Roma imperiale, tra un capitolo e
l'altro ho riportato brevemente i suoi consigli pratici su come tener
viva la relazione amorosa. Nelle sue pagine, infatti, in un certo
senso, si perde quel carattere civico, educativo e spirituale
attribuito dagli antichi Greci all'amore, per dare spazio all'aspetto
sensuale. Secondo Ovidio, per quanto sia bello condividere la propria
esistenza con un'altra persona, da questa unione possono derivare
degli effetti collaterali. Può capitare di essere sopraffatti dal
desiderio di libertà, dal voler proteggere la propria sfera intima.
Insomma, ci sono momenti della vita in cui la nostra individualità e
le nostre esigenze personali hanno il sopravvento sulle necessità di
chi amiamo. Ciò accade perché in ognuno di noi convivono sia
sentimenti d'amore sia di libertà: quando ci si ritrova soli, si
sente il desiderio dell'altro, ma quando la presenza del partner
inizia a essere un po' ingombrante, allora scatta in noi il desiderio
di ritrovare i nostri spazi. Insomma, in poche parole, di essere
lasciati in pace.
I “social media”
Piangono
Rieccoci
qui a descrivere l'attuale situazione dei cd. “social media” che
a distanza di anni, ne ho scritto già nel 2012, stanno palesando
ancor più tutte le loro mancanze e gli infimi mezzi di controllo
delle informazioni a loro spesso inconsapevolmente affidate. Oltre a
utilizzare tutte le informazioni scritte sulle diverse piattaforme a
scopi pubblicitari, tra le quali (facebook, twitter, istagram,
whatsapp), hanno anche altri scopi più o meno chiari, ma che
certamente suscitano non pochi dubbi in merito. Il dubbio di per sé
non presuppone che vi sia qualcosa di illegale, ma sicuramente
considerando l'enorme influenza che i social media hanno in diversi
campi, come nell'economia, nella politica, nello spettacolo, sarebbe
stato opportuno un'attenzione nettamente maggiore verso materiale
violento, fake news, insomma al corretto utilizzo di un “ambiente
sociale virtuale”.
Tra
i casi lampanti ed attuali di quanto appena scritto, ricordiamo la
questione del passaggio della carica di presidente da Trump a Biden,
facebook condannata a più di 3,5 milioni e mezzo di euro per aver
copiato un'app di geolocalizzazione; sempre facebook da anni
proprietaria anche di whatsapp per evitare ulteriori sanzioni in
questi giorni avvisa che da febbraio tutti i dati che viaggeranno su
whatsapp saranno utilizzati dai vari partner commerciali, utilizzo
che fuori dall'UE sarà ancora più invasivo; tra le alternative
valide e meno invasive di whatsapp sembra che ci sia Telegram;
Twitter che perde in Borsa (in Borsa? altro campanello d'allarme).
Che sia ben chiaro, i dati in loro possesso sono acquisiti in modo
legale, in quanto non dimentichiamo che sono tutte piattaforme di
società private, è il loro utilizzo che cammina sul filo tra
legalità ed illegalità, soprattutto perchè è un settore ancora
poco disciplinato dal Diritto.
Per
fortuna negli ultimi anni si sono messe in luce tutte le debolezze e
l'inconsistenza di tali piattaforme in ambito sociale, favorire la socialità
dovrebbe essere l'unico e vero scopo, ed invece vediamo
come la prospettata socialità resta solo ai margini del tutto.
Sempre più sono i pentiti, ex utilizzatori delle virtuali
piattaforme, tra questi anche illustri e famosi personaggi, in ultimo
il principe Harry e consorte; nel 2017, addirittura, Chamath
Palihapitiya, ex dirigente di facebook, ha dichiarato: “I circuiti
viziosi a breve termine alimentati dalla dopamina, che abbiamo
contribuito a creare, stanno distruggendo il modo in cui la società
funziona” ed ancora “Non c'è alcuna dialettica civile, nessuna
cooperazione, solo disinformazione, menzogne”.
Il
concetto è chiaro no? Immaginiamo di fare una passeggiata in una
meravigliosa e rilassante piazza di una incantata città italiana,
europea, asiatica, africana, americana e che, mentre osserviamo le
tante ed ineguagliabili bellezze, ci appaiano davanti agli occhi
tanti cartelli pubblicitari; terribile vero?!! Pertanto,
occorre essere attenti a non regalare nostre informazioni a chi le
utilizza per nebulosi fini, altresì, occorre essere molto forti nel
non credere che la socialità si trovi nei “social media”,
dimostratesi più volte non social, ma solo mezzo di guadagno di
alcuni e di impoverimento della socialità per altri.
Ti òdio; perché
òdio
s. m. [dal lat. odium,
der. di odisse
«odiare»]. – 1.
Sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il
male o la rovina altrui; (Definiz. Treccani)
Un
sentimento così forte generato da un'emozione altrettanto forte ed
incisiva che riesce ad escludere ogni altra. Una fattispecie tipica
in cui l'odio istintivamente ed inevitabilmente nasce in noi può
essere quella di una rapina; l'eventuale perdono si ha solo in una
fase successiva. In
quell'istante disprezziamo ogni sua cellula, ogni manifestazione
dello scellerato autore dell'illegale gesto. Il cervello non riesce a
pensare ad altro, in quel momento vorrebbe distruggere immediatamente
l'avversario, vorrebbe ritornare al passato per poter prevenire ed
impedire l'accaduto. Queste
semplici considerazioni evidenziano come l'odio sia l'antitesi
dell'amore.
Due
sentimenti di uno stesso soggetto, di una stessa mente, di uno stesso
cuore che si manifestano in situazioni diverse. Siamo certi che
esiste sempre questa dualità così semplice e lineare? E se
amore e odio fossero la stessa cosa? In alcuni casi non potrebbe
essere un solo sentimento che si trasforma su se stesso? Non le due
facce della stessa medaglia, non uno la negazione dell'altro, ma
proprio lo stesso sentimento che muta solo nel suo estrinsecarsi, nel
suo manifestarsi? Un sentimento che potrebbe definirsi “amorodio”.
Certo
è arduo da poter affermare con certezza l'identità dei due
sentimenti, ma l'essere umano è una meraviglia tra le meraviglie
della Natura; il cervello umano, è capace di voli pindarici e di
acrobazie sempre nuove e sconosciute a qualsivoglia logica. Distinguiamo
i due sentimenti in quanto differenti sono le cause che li producono;
cause esterne al soggetto, ma se il motivo scatenante lo consideriamo
insito in noi? Se la causa di un sentimento fosse la mancata
esternazione dell'altro?
In
questo caso, allora, è in realtà lo stesso sentimento che è
prodotto dalle stesse emozioni, ma che si manifesta in modo diverso,
a seconda, non dell'input ricevuto (sarebbe facile), ma dell'output
che inconsciamente manifestiamo. Casi
tipici, quello di due soggetti ex innamorati, quello di innamorati
mai dichiaratesi, in cui uno dice all'altro: ti odio. Ovviamente ciò
non significa che odiare è amare o che se si odia si ama, così si
scade in considerazioni semplicistiche e insensate e soprattutto
pericolose.
Invece,
è opportuno considerare che, in determinati casi, quando si odia, si
odia per davvero e tanto, si odia nella stessa misura in cui si è
amato. In questo caso, è proprio il sentimento, che prima è stato
di amore e che poi si “trasforma” in odio; non coesistono, non si
escludono, ma uno è presupposto dell'altro.
E'
l'amore che inizia a soffrire, ad autodistruggersi, ad odiare;
l'amore non odia nessuno, odia la mancanza di poter esprimersi, odia
il fatto che non può più amare, l'amore desidera amare e non
poterlo fare inizia a far odiare l'impossibilità di realizzare il
suo desiderio. L'amore vuole manifestarsi con il suo affetto, le sue
cure, le sue attenzioni, i suoi sorrisi, le sue carezze, i suoi baci,
i suoi sguardi, soffre al punto che inizia ad odiare. Inizia
una lotta interna all'ultima goccia di sentimento. Da un lato il
desiderio di voler continuare a manifestarsi, dall'altro la
consapevolezza di non poter più desiderare. Chi ha amato può
sentire tale guerra interna. Come una guerra civile, dove una stessa
popolazione lotta, quindi ancora più straziante ed inutile, e che si
placa solo quando, allo stremo delle forze tutte, il buon senso e la
logica riescono a prendere le redini.
Così
l'animo umano turbato da cotanta violenza ad un certo punto si lascia
condurre dalla “razionalità dell'amore” più che dalla
razionalità della logica. L'amore, quello più alto, l'amore sublime
capisce che l'odio l'annulla e che gli toglie qualsiasi possibilità
di poter nuovamente estrinsecarsi. Così, l'odio viene accolto ed
accarezzato dall'amore; sì, dall'amore che ricorda il passato e
speranzoso si addormenta su di esso.
ODISSEA DIREZIONE
FIUMICINO – ROMA
Che bello vado in Italia,
atterrerò all'Aeroporto di
Roma-Fiumicino, Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci, lo
immagino meraviglioso avendo letto che ha un traffico di oltre 40,4
milioni di passeggeri nell'anno 2015 e che è il
più grande aeroporto italiano per numero di passeggeri
con voli nazionali, internazionali ed intercontinentali e che
addirittura l'aeroporto di Roma-Fiumicino è l'unico scalo in Europa
in cui operano tutti e cinque i maggiori vettori cinesi non a caso è
anche il primo aeroporto ad essere stato insignito dal ministero
cinese del turismo del certificato Welcome Chinese quale scalo
dotato di servizi dedicati ai viaggiatori cinesi.
Eccomi atterrato, attendo
che il nastro trasportatore mi porti la valigia ed eccomi pronto per
andare nella città “eterna” di Roma. Esco dall'area riservata
ai passeggeri e vedo che c'è la moltitudine di viaggiatori che non
hanno idea di come raggiungere il centro della città, o meglio quale
mezzo di trasporto privilegiare tra taxi, auto private ncc, treno,
autobus, salvo i pochi, che hanno la disponibilità
economica di scegliere un' auto privata ncc o taxi o salvo chi pensando incosciamente di essere nel proprio paese va diretto su un taxi, dove un taxi è assolutamente economico.
Io ed altri iniziamo a cercare il
punto informazioni, eccolo, ci mettiamo in fila ed in attesa del
nostro turno cerchiamo di farci un primo quadro della situazione. Si capisce che si può scegliere tra treno o autobus, entrambi economici
e che la scelta era più che altro condizionata da due fattori, il
tempo e soprattutto dalla destinazione precisa in cui arrivare.
Noto subito che alcuni
risolvono velocemente i propri dubbi, altri no. Allora inizio a
chiedermi che strano, eppure non è difficile dare una risposta a
tali interrogativi.
Esco dalla fila,
chiedo gentilmente di mantenermi il turno, mi avvicino al punto
informazioni per cercare di carpire meglio. Che esagerato che sono
vero? Ebbeno no, bene ho fatto!!
Non
sempre vi era un criterio per indirizzare nel miglior dei modi il
viaggiatore di turno, per stesse destinazioni venivano proposte
soluzioni diverse. Perchè mai? Non mi interessa. Inizio a ragionare
da solo, come me altri che si sono resi conto che chi
fa per se fa per tre. Ci allontaniamo definitivamente dalla fila e
insieme a noi altri gruppetti che stanchi e
confusi si dirigono verso i vari mezzi di trasporto.
Intanto sono trascorsi
ben 30 minuti, e capiamo che bisogna arrivare al centro di Roma e poi
vedere.
Detto, fatto! Ci
dirigiamo verso i tanti botteghini delle rispettive compagnie di
autobus e vediamo che quella a noi utile era la più affollata, dopo
15/20 minuti saliamo sull'autobus, pulito e con servizio Wi-fi, arriviamo in 30 minuti alla stazione
Termini con una spesa esigua. Qui capiamo che c'è la possibilità di
arrivare alle rispettive destinazioni davvero in modo semplice e
comodo come metro, bus ed in alcuni casi anche a piedi.
Finalmente a Roma. In
albergo per caso incontro altri viaggiatori che avevano utilizzato
altre vie per giungere in albergo e ci siamo brevemente scambiati
commenti su quanto avvenuto. È emerso che ognuno di loro, ha avuto
qualcosa da evidenziare. Chi lamentava il costo della corsa in taxi,
chi il caos nel treno.
Insomma un'odissea per i
viaggiatori che sono abituati ad essere “viziati” come avviene in
altre località pìù o meno turistiche e come è giusto che sia. Mi/vi domando se per
caso attendiamo ospiti a casa li accogliamo nei migliori dei modi o meno?
Roma, capitale d'Italia,
e le altre città? Certo le altre essendo città più piccole non
presenteranno l'odissea suddetta, ma di certo non avranno quanto
dovuto.
Cosa è dovuto? È dovuto un servizio di
trasporto pubblico efficiente, cioè usufruibile, economico,
efficace. Utopia? No! Non mi riferisco certo a Metropoli come Madrid o Parigi, ma "semplicemente" a Valencia, terza città della Spagna, con un piccolo
aeroporto, una sola pista, che mette a disposizione dei viaggiatori la
sua Metro.
Come altrove dove è
previsto lo stesso stistema, la metro arriva direttamente in
aeroporto, corse frequenti ed una pulizia da albergo a 5 stelle.
Visca Valencia!
Un paese che non investe
sui viaggiatori è un paese che non sa viaggiare, ma è noto che
l' essenza dell'uomo è camminare, andare, per restare in tema, VIAGGIARE
!!
Idea simile ?!!
Papa Francesco e Internet
Che bella è la notte
“….. perchè la notte
è buia si, però di notte il ladro è ladro, la mignotta è
mignotta, il pappone è pappone, la guardia è guardia, non si scappa
sono quelle, e invece il giorno poi, di giorno succedono, ci sono i
tradimenti intanto, le corna, poi tangentopoli nasce di giorno, non è
che nasce di notte insomma.
La notte è dei
pensatori, dei romanzieri, dei poeti, oltre che degli amanti degli
amatori, per cui la notte è per certi aspetti è più pulita
addirittura del giorno anche se tendono, parlano della notte come
fatto peccaminoso ….., ….. chi non vive di notte non può parlare
della notte ….. ” Franco Califano
Nelson Mandela
- Il perdono libera
l'anima, rimuove la paura. E' per questo che il perdono è un'arma
potente.
- Le
difficoltà piegano alcuni uomini ma ne
rafforzano altri. Non esiste ascia sufficientemente affilata da poter
tagliare l'anima di un peccatore che continua a provare, armato solo
di speranza, con la convinzione che alla fine riuscira' a rialzarsi.
- Sembra sempre impossibile
finche' non viene realizzato.
- Se potessi ricominciare da
capo, farei esattamente lo stesso. E cosi' farebbe ogni uomo che ha
l'ambizione di definirsi tale.
- Mi piacciano gli amici dalle
menti indipendenti che ti consentono di vedere i problemi da
angolazioni diverse.
- I veri leader devono essere in
grado di sacrificare tutto per il bene della loro gente.
- Una preoccupazione di base per
il gli altri nella nostra vita individuale e di comunita' puo' fare
la differenza nel rendere il mondo quel posto migliore che cosi'
appassionatamente sogniamo.
- Tutti possono migliorare a
dispetto delle circostanze e raggiungere il successo se si dedicano
con passione a cio' che fanno.
- L'educazione e' l'arma piu'
potente che si puo' usare per cambiare il mondo.
- Ho imparato che il coraggio
non e' la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L'uomo
coraggioso non e' colui che non prova paura ma colui che riesce a
controllarla.
- Essere liberi non significa
semplicemente rompere le catene ma vivere in modo tale da rispettare
e accentuare la liberta' altrui.
- Provare risentimento e' come
bere veleno sperando che cio' uccida il nemico.
- Bisogna guidare da dietro
lasciando credere agli altri di essere davanti.
- Non mi giudicate per i miei
successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a
rialzarmi.
- Odio intensamente le
discriminazioni razziali, in ogno loro manifestazione. Le ho
combattute tutta la mia vita, le continuo a combattere e lo faro'
fino alla fine dei miei giorni.
- Una buona testa ed un buon
cuore sono sempre una formidabile combinazione.
Facebook – Faccialibro
“Social network” molto più
conosciuto che diffuso nel mondo (1/7)!!
Già dall'affermazione si
intuisce che reputo, sin dall'inizio della sua promozione (che
lungimiranza!), che facebook (in seguito faccialibro) sia stato e
continua ad essere uno strumento sopravvalutato ed, in alcuni casi,
dannoso per la salute e per la società.
E’ opportuno dare
qualche dato statistico e scientifico per anticipare che quanto da
me scritto è supportato da dati certi e autorevoli quindi vi linko
solo alcune delle tante pagine web in merito:
Letto?! Bene! Posso
continuare dicendo che questo social media è stato creato per dare
la possibilità di ritrovare persone di cui non si avevano più
notizie.
Bello il proposito
originario! Dare la possibilità di ripercorrere insieme a persone
care emozioni uniche della giovinezza, è lodevole. Attribuisco molta
importanza ai ricordi, come motore della mente; il ricordo non inteso
come ritorno al passato, ma come slancio per il futuro.
Quindi faccialibro con
questo primo proposito ha iniziato a diffondersi. Si è iniziato a parlarne come fenomeno mondiale fondato su
una delle emozioni più intense, nascoste e “s”conosciute
dell'essere umano. Non so se la cosa sia voluta o meno ma, di fatto,
è accaduto che in questo modo ha fatto presa su molte persone.
La crescita di notorietà
è stata molto più semplice con l’aggiunta di nuove funzioni e
nuove impostazioni.
Il proposito originario è
stato, però, del tutto stravolto. Ora, infatti, lo si usa quasi
esclusivamente per rendere pubblica la propria vita, certo solo ciò
che si vuole, ma spesso si oltrepassa il limite così si spiega la
frenesia e l'ansia di accedere al proprio account facebook per
leggere le “ultimissime novità sulla “vita” degli amici”.
E’ assurdo? Sto forse
generalizzando?
Non credo! Oltre che
come strumento pubblicitario, non vedo per quale altro oscuro motivo
le persone dovrebbero utilizzarlo dal momento che i casi particolari
li lascio descrivere dai mass-media e dalle ricerche più o meno
valide, ma ciò che valuto è quello che vedo e sento per strada,
nella realtà. Si utilizza faccialibro in modo errato! Se fosse
utilizzato come un mezzo di comunicazione di informazioni UTILI…
Il problema è che non si
crea solo una vita parallela come molti critici oppositori dicono, ma
si arriva addirittura ad introdurre la vita virtuale in quella reale
con la perdita della propria identità.
Una società senza
coscienza? E’ alquanto improbabile, forse è l'obiettivo della
grande economia che conosce “solo” la matematica dei grandi
numeri. I geniali, invidiabili ideatori di faccialibro sono ora
milionari grazie alla loro creatura, ma questi milioni da dove
arrivano e come sono prodotti? Qual è la prestazione offerta per
avere una retribuzione così cospicua? Forse i milioni di dati
offerti di propria volontà a faccialibro fanno gola a qualcuno che
ringrazia lautamente la bontà altrui.
I rapporti sociali
indubbiamente ne risentono. Sono tantissime le persone che utilizzano
questo software, ma per fortuna sono davvero molte di più quelle che
per scelta non lo utilizzano.
Il mio invito, rivolto a
tutti nella speranza di un'intensa riflessione, è che leggendo le
mie parole si consolidi la coscienza di quanti sono capaci di
intendere e volere l'essenza di se stessi.
Non agire secondo la
verità proposta dal marketing, ma valutare con la propria coscienza,
e non quella altrui, ciò che davvero è importante per la società,
per noi stessi, insomma per l'essere umano.
Per chi non lo conoscesse
già, consiglio di vedere il film: Il pianeta verde - (El pianeta
libre)
Può sembrare una
barzelletta, anzi sicuramente lo sembra; passeggiando per le vie di
un paese di villeggiatura, in pieno Agosto, incrociando ragazzini,
adolescenti, sento dire, nella quasi totalità dei casi: “ti ha
taggato?”, “quanti mi piace hai?”, “hai messo le foto sul
profilo?”, “per caso sei entrata tu nel mio profilo? Tu e Marco,
siete gli unici che avete la mia password” e tanto altro ancora.
Insomma discorsi davvero
inutili per una corretta vita sociale, che ruota attorno al
funzionamento e l'aggiornamento di questo software davvero epidemico.
Senza voler essere
paternalistico, credo che sarebbe stato Naturale (nel senso stretto
della parola) sentir parlare di calcio, di ragazzine, di cosa fare la
sera, quali escursioni organizzare, etc. etc.
La Famiglia
La famiglia è un bene
dell’umanità ed ha un valore inestimabile; è molto più di un
legame di sangue, della convivenza e non ha misure economiche. Questo
nucleo essenziale della società, tutelato direttamente dalla
Costituzione, crea, aiuta, collabora, consiglia e va pertanto
protetto dagli attacchi che tendono a sfaldarlo.
Ma il significato della
famiglia va ben oltre l’aspetto pragmatico, diventa oggetto di
studio e teorema religioso; la Sacra Famiglia, infatti, è uno dei
temi più affrontati nei testi sacri e che maggiormente ricorre nelle
apologie ecclesiastiche.
La famiglia è anche
portatrice di valori, quali la fraternità, la complicità e la
solidarietà, carburante per condurre una vita serena che, in questo
periodo, più che in altri, pare sia meta irraggiungibile.
Si tende a credere che
per superare le difficoltà sia necessario avere un comportamento
egoistico, che per non essere sopraffatti dal nemico virtuale bisogna
aggredire e difendersi anche dalla famiglia stessa. Questa idea, in
qualche modo introdotta dal mondo economico, attacca la famiglia alle
sue fondamenta; l’economia, del resto, non ha sentimenti e gli
effetti negativi sono ben visibili. Certo, può sembrare alquanto
forzata la proporzionalità inversa dei due fattori, famiglia ed
economia, ma con qualche secondo di analisi in più ci si rende conto
che sono strettamente correlati.
Gli studiosi non negano
la possibilità che una famiglia sia economicamente ricca, ma gli
antropologi altresì affermano che la ricchezza favorisce
l’indebolimento dei valori che, come detto, sono il collante e il
prodotto di una famiglia.
Questo senso di
appartenenza a qualcuno non si perde neppure quando si è costretti
ad allontanarsi dai propri cari: per studio, lavoro, necessità.
Necessità che giustifica la tendenza degli ultimi anni
all’emigrazione verso terre anche lontanissime con il consenso ed
il supporto dei familiari. E chi è lontano dalla propria famiglia,
più di ogni altri, la sente vicino, ne riconosce la forza e
l’importanza, raccoglie giorno dopo giorno le sensazioni e le
emozioni che la distanza dalla famiglia producono per superare gli
ostacoli che la vita pone.
Il sole dopo la
tempesta!
Da un bel po’ sui
giornali e alla televisione si parla di crisi internazionale causata
dai mercati statunitensi, dalla bancarotta della Grecia, dalla crisi
europea, dai paesi emarginati. Sorge la strana sensazione che sembra
che si tenti di trovare un capro espiatorio.
La crisi economica c'è,
è un dato di fatto ma la vera causa l'hanno trovata? No, perché la
cercano dove non possono trovarla. Sembra opportuno cercarla nei
meccanismi della stessa economia. Non è possibile altrimenti.
Ma perché mai delle
difficoltà originate in una determinata area geografica del pianeta
provocano effetti devastanti in terre lontane? La risposta non è
così semplice anzi è difficilissima ma da tale risposta dipende la
soluzione del problema.
Del resto stiamo parlando
di economia mondiale, di quell’economia che è nelle mani di pochi,
di invisibili burattinai di soldi che lasciano muovere i fili da
“fidatissimi” operatori che tanto poi, presto o tardi, tutto
torna in tasca. Ma per i pochi che se ne fossero dimenticati il mondo
è popolato da persone, esseri umani differenti tra loro ma che
cercano tutti la pace sociale, comune denominatore che pare non
abbracci il sistema economico così come si è sviluppato negli
ultimi anni fino a scoppiare nella crisi internazionale di cui tanto
si parla.
“Si salvi chi può”,
sembra essere lo slogan che i governi nazionali urlano per salvare il
salvabile ma la tempesta è arrivata e non c'è il tempo per scappare
in acque calme, bisogna affrontarla con tutte le forze a
disposizione. “E come affrontarla se non unendosi?” Potrebbe
sostenere qualche buon'anima. Ma non può essere così.
Sarebbe troppo difficile
e contraddittorio considerando che ogni governo nazionale ha cercato
di colpevolizzare l'altro e, ritrovando un ormai dimenticato spirito
nazionalistico, ha sentito il dovere di dichiarare il proprio operato
esente da qualsiasi errore per proporre la propria candidatura a
capitano della nave capace di riportare in porto l’imbarcazione
integra.
Ma è possibile cambiare,
rompere con il passato più recente e tagliare i fili dei burattinai
per poter essere liberi di produrre in piena autonomia senza
sottostare alle leggi di mercato. Forse è possibile dipendere solo
dal proprio spirito di iniziativa e dalle proprie capacità e,
fortunatamente, sono tante le persone capaci di ciò.
Così facendo, non
lasciandosi coinvolgere attivamente né passivamente dal gioco
viziato di pochi, si riusciranno ad individuare molteplici
soluzioni, magari qualche meccanismo in più capace di poterci
salvare da una tempesta che, per quanto forte possa essere, non potrà
capovolgere tutte le navi se tutte dirette verso un'unica
destinazione: l'equilibrio sociale.
Utopia? Illusione? No!
Realtà storica. Basti ricordare le crisi economiche di qualche tempo
fa che avevano certo dimensioni ridotte. Oggi le tempeste sono più
grandi così come il numero dei naviganti ma sappiano che arriva
sempre il sole dopo la tempesta.
Riflessioni molto profonde che mi lasciano senza parole...
RispondiEliminaSono contenta di aver letto perché è un bene che ognuno di noi si fermi un attimo per analizzare questa società e come la viviamo...ciò ci aiuterà forse a vivere meglio.
In merito all'articolo su 'ti odio; perché', sono rimasta senza parole e perciò non mi stancherò mai di rileggere.
RispondiEliminaGrazie Sangeeta per commentare positivamente le mie riflessioni.
EliminaSpero che continuerai a visionare il mio blog con interesse.
Mi piace molto complimenti continua così
RispondiElimina