Napoli

Napoli
« Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi! » (Johann Wolfgang von Goethe, Italienische Reise)

Racconto


1- Oggi parto per terre lontane, almeno per me, la Spagna, per la prima volta utilizzo come mezzo di trasporto l'aereo, quindi le paure di chi ignora qualcosa mi assalgono ed ancor più quando l'aereo attraversa, prima di atterrare a Madrid, un'area di turbolenze che di certo scuotono il viaggio. Atterraggio perfetto ed un sospiro di solliveo e metto piede sul territorio spagnolo.
2- Ops, ho dimenticato di dire che il tutto si svolge nel 2001, con l'inestimabile progetto Erasmus, ed ha come destinazione Jaèn, ridente città dell'Andalucia. Quindi, saltando un'attimo di nuovo sull'aereo, guardo le nuvole e penso mille cose, cosa mi aspetta, cosa incontrerò, come andrà la vita universitaria, come comunicherò (piccolissimo dettaglio, jejeje), dove alloggerò? Immagino che sia difficile a credersi, ma proprio con questi dubbi sono partito, e credo che proprio questo sia il bello di qualsiasi viaggio.
(Il progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, nasce nel 1987 per opera della Comunità Europea e sancisce la possibilità di uno studente universitario europeo di effettuare in una università straniera un periodo di studio legalmente riconosciuto dalla propria università. Il nome del programma deriva dall'umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam (XV secolo): egli viaggiò diversi anni in tutta Europa per comprenderne le differenti culture).
3- Entro materialmente nel meraviglioso aeroporto di Barajas-Madrid e inizio a chiedere informazioni a persone che parlano in spagnolo. Bellissimo, nuove emozioni mi attraversano, mi viene indicato dove poter ritirare la valigia, stracolma, addirittura una racchetta. Prendo la pesante valigia e cammino per l'immenso aeroporto, osservo ogni minimo dettaglio strutturale, persone di ogni paese, cinesi, tedeschi, brasiliani, argentini, svizzeri, inglesi, insomma il mondo che mi passa davanti agli occhi spalancati. Penso e ripenso a come possa essere bello far parte di quel fantastico mondo, ma di fatto ne sono appena entrato.
4-Esco dall'aeroporto, per me in modo davvero innovativo, non in autobus, non in taxi, non a piedi, ma bensì con la metropolitana. Si è proprio così la metropolitana è dentro all'aeroporto ed arriva al centro di Madrid, che dista qualche chilomentro. Le sensazioni si accavallano, migliaia di persone che freneticamente si spostano, ed io, invece, con calma apparente, cerco la biglietteria della metropolitana, eccola! Preparo le monete che ho opportunamente cambiato prima di partire, da lira a pesetas, ed ecco che compro il biglietto con la soddisfazione di chi vince la lotteria, ed entro nei vagoni.
5- Sono nel vagone della metropolitana, ebbene sono in una nuova dimensione. Non c'è posto, non mi siedo, ciò mi permette di avere una visione più ampia. Ambiente sereno, allegro, non frenetico, accanto a me ci sono delle hostess alle quali chiedo informazioni per arrivare alla stazione ferroviaria di Madrid, mia prossima tappa, e loro molto gentilmente, mi dicono che la metropolitana arriva proprio nella stazione. Le ringrazio contento, o meglio, meravigliato della loro naturale gentilezza.
6- Arriviamo alla fermata "estacion Atocha"; esco dal vagone del metrò e seguendo le indicazioni mi dirigo al centro della stazione per comprare il biglietto del treno. Arrivo nella parte principale della stazione, UAU !! Uno spettacolo, non vedo treni, ma un connubio tra l'uomo e la natura. Imponenti e coloratissimi giardini che accompagnano il viaggiatore e tutti i fortunati che li attraversano, sono incantato, preferisco dimenticare per un pò che devo prendere il treno, e mi abbandono tra i colori e i profumi delle piante.
7- Lascio i giardini e compro il biglietto, dopo essermi assicurato che fosse il treno giusto, non si sa mai, salgo sul treno per Jaèn, città dell'Andalucia, a sud della Spagna. Sistemo la valigia e mi accomodo, subito noto la spartana funzionalità del treno, senza fronzoli e senza moderne diavolerie, ma semplicemente un treno che fa il suo dovere, di mezzo di trasporto comodo e sicuro. Il treno parte, non incontro nessun con cui condividere il viaggio, e la mia attenzione si concentra sul paesaggio che scorre fuori.
8- Dapprima il paesaggio è quello classico che normalmente si vede, case, parchi, fabbriche, sono trascorse due ore circa, ed ecco che vedo un paesaggio molto diverso e mai visto prima così da vicino. È il deserto spagnolo, sicuramente tra le zone più aride dell'Europa occidentale, resto sorpreso. Bello, affascinante, la terra colorata di un intenso giallo, ruderi abbandonati, nessun genere di vegetazione. La pianura finisce, penso che sia terminata la zona desertica, ma non è così, infatti, anche le montagne che attraverso sono aride e prive, almeno all'apparenza, di ogni forma di vita.
9- Il deserto finisce, la terra diventa di color rosso, con tutte le sue sfumature, ma il paesaggio non è più desertico, anzi, la distesa di terra è punterellata di alberi di ulivi. Ulivi bassi e chiome folte, ops, diventano sempre più, il tappeto diventa bicolore, rosso e verde, migliaia di ulivi che ricoprono la terra lunare dell'Andalucia. Il treno continua per chilometri la sua corsa sull'inconsueto tappeto bicolore; se in 3 ore mi sono imbattuto in tanti e singolari paesaggi, contento penso che i prossimi mesi di permanenza in terra spagnola saranno pieni di scoperte.
10- La sera è arrivata ed il treno sta per arrivare a Jaèn. Già pianifico un pò sul da farsi all'arrivo, per prima cosa di stare attento, non ho idea di cosa incontrerò, poi chiedere in quale alberghetto pernottare, dove cenare, perchè tra le mille cose non c'è stato il tempo materiale di spizzicare nulla, comunicare a casa che sono arrivato, ecc. Gli altri passeggeri, fino a questo momento taciturni e riservati, iniziano a mormorare a voce sempre più alta, a ridere, insomma l'atmosfera è diventata allegra, quasi come che durante il viaggio ci sia stata una ricarica delle pile.
11-Il treno si ferma, le porte si aprono, io scendo dal treno con il mio valigione, per fortuna ha le rotelle, faccio un grosso sospiro e inizio a osservare. La stazione è piccolina, non molto illuminata, vedo l'uscita e mi pervade una sensazione di serenità e penso che il viaggio è andato bene, ho scoperto tanto, ma anche a quello che ora potrei vedere al di là dell'uscita, ma non so bene cosa. Sono momenti nei quali mille sensazioni ti pervadono, per quanto li possa aver immaginati, o pianificati, ti colgono sempre di sorpresa.
12- Oltrepasso l'uscita della stazione. Wow. Come in un film di fantasia, dietro di me si chiude una porta con il fantastico effetto di bolla di sapone. Davanti ai miei occhi si presenta una situazione mai vista prima, neanche nei film. Penso, incredulo, che stiano aspettando proprio me, migliaia di ragazzi sui giardini antistanti la stazione, brindano il mio arrivo nella loro Jaèn. Infatti sono tutti con un bicchiere in mano e pronti per innumerevoli altri brindisi. Que pasa? Chiedo. Es el Botellòn! Mi rispondono allegramente alcuni ragazzi.
(Con il termine spagnolo botellòn si definisce un fenomeno diffuso in Spagna dalla fine del Novecento in cui sono prevalentemente coinvolti giovani che si ritrovano in gruppi numerosi per consumare all'aperto bevande alcooliche o analcoliche, bibite, tabacco. L'obiettivo è quello di bere in compagnia, suonare, ballare e chiacchierare in semplice allegria in alcuni spazi della citta senza la necessità di spendere molto denaro in locali, pub o discoteche. Il termine deriva probabilmente dallo spagnolo botella -"bottiglia").
13- Mi piacerebbe partecipare all'evento, ma è tardi e devo ancora trovare l'albergo dove pernottare. Chiedo a dei ragazzi che stanno per andare via quale albergo mi consigliano. Gentilissimi, me lo indicano e si offrono di aiutarmi, dandomi un passaggio con la loro auto. I pochi minuti che dura il tragitto fino all'albergo si trasforma in un piacevolissimo interrogatorio, e ad ogni risposta vi è un commento fatto con allegria e con  la gentilezza di un padrone di casa che cerca con ogni parola di farti sentire a tuo agio. Siamo arrivati all'albergo, in modo inaspettato ci salutiamo molto velocemente, ma nei loro saluti c'è la consapevolezza che presto ci rincontreremo.
14- Entro in albergo, con la sicurezza che sia quello giusto, e dopo le prime formali battute, si instaura una dinamica amichevole tra me ed il portiere dell'albergo. Mi chiede quanti giorni voglio rimanere, ma gli dico che non lo so e che tutto dipende da come andrà domani. Entro in camera, e stanco, apro la valigia per prendere il necessario per trascorrere la notte e, Ops, spuntano due panini preparati la mattina a casa prima di partire. In effetti non ho proprio mangiato tutto il giorno, ho più sonno che fame, ma, mi dico che se me li mangio non mi fanno male, anzi; e poi sicuro che al risveglio non potrò fare la mia tipìca colazione (tanto latte con pane e biscotti).
15- La sveglia suona, sono le 7, mi sveglio, riposato e pieno di energia. Velocemente mi preparo, penso alle tante cose da fare che sono davvero tante. Andare all'università a comunicare e registrare il mio arrivo, informarmi degli alloggi, e soprattutto trovarlo, il piano di studi. Tutto questo in un ambiente, per me, del tutto sconosciuto. Ma pirma di tutto devo fare colazione. L'albergo offre la possibilità di fare colazione, ma il mio spirito avventuriero, che si manifesta anche in queste piccole cose, mi spinge a decidere a voler fare colazione in un tipiico bar.  
16-continua ...
by Travel Man

1 commento:

  1. Racconto pieno de emozioni e sicuramente voglia di spirito di avventure in una città fantastica come Madrid. Spero che sia stata una bella esperienza indimenticabile per te Stefano.

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