La Paella
Etimologicamente la parola valenciana paella deriva dal latino patella (da cui anche l'italiano padella). In origine il termine indicava una padella larga e poco profonda, solitamente in ferro, munita di due impugnature opposte, che veniva utilizzata nella Comunità Valenciana per cucinare vari piatti a base di riso o di fedelini (una pasta simile a spaghetti).
Alcune di queste preparazioni erano chiamate arròs a la paella (letteralmente "riso in padella"), o semplicemente paella. Col tempo si è affermato l'uso del termine paella per indicare anche la ricetta in cui viene preparata.
La paella è di forma circolare, e si differenzia da altre
padelle, oltre che per le due impugnature laterali, per le sue
dimensioni. La profondità è di circa cinque-sei centimetri, mentre il
diametro varia in base al numero di commensali: indicativamente, per 4
persone si usa una paella da 45 cm, per 10 persone quella da 1
metro. In occasioni particolari, per esempio per sagre paesane o feste
di beneficenza, si possono vedere all'opera paelles di dimensioni gigantesche, che superano i 2 metri di diametro.
La paella nacque come piatto umile della cucina popolare della
campagna della Comunità Valenciana e delle cambuse dei pescherecci.
Veniva preparato in casa, condito con gli ingredienti a disposizione.
Alla fine del XIX sec. cominciò ad essere servita nei chioschi delle spiagge di Valencia e Alicante.
La cucina valenciana è rinomata per i piatti a base di riso. Tra le numerose versioni della paella, si possono citare arròs a banda (riso allo zafferano servito con zuppa di pesce e salsa allioli), arròs amb fesols i naps, el arroz y los trozos de anguila (riso con pezzi di anguilla) arròs al forn (riso al forno), arròs amb costra
(riso in crosta) e una delle preparazioni tipiche della provincia di
Alicante, soprattutto dell'entroterra: l'"arròs amb conill i caragols"
(riso con coniglio e lumache). Si tratta di ricette molto antiche; una
preparazione simile, l'arròs en cassola al forn, compare già nel Llibre de Coch di Robert De Nola del 1520.
In Spagna la paella è tuttora percepita come specialità regionale valenciana, pur
essendo diffuso il suo consumo nelle altre zone del paese. A livello
internazionale, la paella è associata indissolubilmente alla cucina spagnola, di cui è una delle preparazioni più note.
L'origine della
festa delle Fallas si fa risalire all'antica tradizione dei
carpentieri della città, che in onore della festa del loro patrono
San Josè, bruciavano difronte alle proprie botteghe, nelle strade e
piazze pubbliche, il materiale di scarto con gli scarti di legno che
utilizzavano per portare le fiaccole che li illuminavano mentre
lavoravano nei mesi invernali. Per questo motivo il giorno della
crema (momento nel quale bruciano i monumenti falleros) coincide
sempre con il giorno 19, Festa di San Josè. Nel secolo XVIII, le
fallas si riducevano a incendi di materiali combustibili che ricevono
il nome di fallas e bruciavano nella notte di San Josè. Queste
fallas si sono traformate y caricate di un carattere critico ed
ironico, mostrandosi sopattutto nei monumenti falleros scene che
riproducevano fatti sociali censurabili. Intorno al 1870 si attaccò
duramente i festeggiamenti popolari come il Carnevale e le Fallas.
Questa pressione causò nel 1885 la nascita di un movimento in difesa
delle tradizioni tipiche, e la rivista “La Traca” assegnò premi
ai migliori monumenti falleros. Questo evento creò la competizione
tra i vicini e diede luogo alla nascita delle fallas artistica, dove
non scomparve la critica, ma predominava l'intenzione estetica. Nel
1901, proprio il Comune di Valenzia, assegnò i premi comunali alle
migliori fallas. Questo è stato l'inizio dell'unione tra il popolo e
il potere politico, facendo crescere con passi da gigante questa
festa popolare in numero, struttura e organizzazione. Nel 1929, si
organizzò il primo concorso pubblicitario per pubblicizzare,
appunto, la festa e nel 1932 si instaurò la Settimana Fallera. È
stato in questi anni che le fallas si trasformarono nella maggior
festa della Comunità Valenziana, arrivando oggi a bruciarsi più di
settecento fallas tra grandi e piccole, solo nella città di
Valenzia.
Lo sparo di inizio per vivere le Fallas si ha con la Cridà, dove il sindaco della città di Valencia e le Falleras Mayores,
invitano i valenziani a godere delle feste, dall'alto delli Torri di
Serranos. Dal giorno 1 al giorno 19 di Marzo, si susseguono: alle due
del pomeriggio, in piazza del Ayuntamiento, le Mascletàs, specialità
pirotecniche composta da una serie di botti mischiati che esplodono
con un determinato ritmo e terminano con una spettacolare e
fortissima serie finale. Già a partire dalle 12 di notte del giorno
15 di Marzo, giorno in cui inizia ufficialmente l'esposizione, si
possono ammirare tutti i monumenti falleros per le strade dei
quartieri. Tra i giorni 17 e 18 di marzo si produce uno degli atti
più emozionanti per i falleros: la tradizionale Offerta dei fiori
alla Vergine degli Invalidi, dove migliaia di valenciani si
riuniscono per offrire fiori alla “Cheperudeta”, nome popolare
con il quale si conosce questa Madonna. Durante questi giorni tutte
le Commissioni Falleras sfilano con gli abiti tipici e accompagnati
da bande di musica fino ad una enorme riproduzione della Vergine che
si pone difronte alla Basilica. Le Falleras depositano fiori che
andranno formando un colorato mantello per la Vergine, l'ultima a
offrire è la Fallera Maggiore di Valenzia. Il giorno 19 di Marzo si
produce la Cremà, istante nel quale un monumento fallero si incendia
e si trasforma in cenere; è il momento culmine della festa e allo
steso tempo più triste perchè segna la fine delle Fallas.
El origen de la
fiesta de las Fallas se remonta a la antigua tradición de los
carpinteros de la ciudad, que en vísperas de la fiesta de su patrón
San José, quemaban frente a sus talleres, en las calles y plazas
públicas, los trastos inservibles junto con los artilugios de madera
que empleaban para elevar los candiles que les iluminaban mientras
trabajaban en los meses de invierno. Por ese motivo el día de la
crema (momento en el que arden los monumentos falleros) siempre
coincide con el día 19, Festividad de San José. Sobre 1870 se
persiguió duramente los festejos populares como el Carnaval y las
Fallas. Esta presión provocó que en 1885 surgiera un movimiento en
defensa de las tradiciones típicas, otorgando la revista "La
Traca" premios a los mejores monumentos falleros. Este hecho
provocó la competición entre los vecinos y dio lugar al nacimiento
de la falla artística, donde no desaparecía la crítica, pero
predominaba la preocupación estética. En 1901, el propio
Ayuntamiento de Valencia, otorgó los primeros premios municipales a
las mejores fallas. Este fue el comienzo de la unión entre el pueblo
y el poder político, evolucionando con pasos agigantados esta fiesta
popular en número, estructura y organización. En 1929, se creó el
primer concurso de carteles para hacer promoción a la fiesta y en
1932 se instauró la Semana Fallera. Fue en estos años cuando las
fallas se convirtieron en la fiesta mayor de la Comunidad Valenciana,
llegando en la actualidad a quemarse más de setecientas fallas entre
grandes y pequeñas, sólo en la ciudad de Valencia.
El pistoletazo de
salida para vivir las Fallas se produce con la Cridà, donde la
alcaldesa de la ciudad Rita Barberá y las Falleras Mayores de este
año, invitan a los valencianos a disfrutar de las Fiestas, desde lo
alto de las Torres de Serranos. Desde el día 1 al 19 de marzo, se
suceden a las dos de la tarde, en la plaza del Ayuntamiento, las
mascletaes, especialidad pirotécnica compuesta de una serie de
petardos masclets que van explotando con un determinado ritmo y
finalizan con un estruendo espectacular. Y a partir de las doce de la
noche del día 15 de marzo, día que comienza oficialmente la plantà,
se pueden contemplar todos los monumentos falleros por las calles y
barrios. Entre los días 17 y 18 de marzo se produce uno de los actos
más emotivos para los falleros: la tradicional Ofrenda de flores a
la Virgen de los Desamparados, donde miles de valencianos se unen
para ofrecer flores a la "Cheperudeta", nombre popular con
el cual se conoce a esta Virgen. Durante estos días todas las
Comisiones Falleras desfilan con los trajes típicos y acompañados
de bandas de música hacia una reproducción enorme de la Virgen que
se sitúa frente a la Basílica. Las falleras depositan flores que
irán formando un colorido manto multicolor para la Virgen. La última
en realizar la ofrenda será la Fallera Mayor de Valencia. Y el día
19 de marzo se produce la Cremà, instante en el cual un monumento
fallero se prende fuego y se convierte en ceniza; es el momento
culmen de la fiesta y a la vez el más triste porque marca el final
de las Fallas.
cada vez que lo veo, lo encuentro mejor.
RispondiEliminacomplimenti napolitano